DESCRIZIONE

Il continente… da sempre i sardi chiamano così la penisola, quasi ad evidenziare che il loro legame di appartenenza è da ricercare nel passato remoto  della nostra isola. Zoe Pia non fa eccezione e compie un viaggio a ritroso nella memoria storica della sua terra. Il percorso musicale celebra un incontro tra il passato nuragico e le stratificazioni successive, in cui il sacro e il profano si mescolano. Si respirano echi di riti ancestrali, di culti pagani dispersi nell’ardore cristiano di marca spagnola.
Zoe Pia rende omaggio ai Shardana, descritti nel II millennio a.C. da Ramses II  come ribelli che nessuno ha mai saputo come combattere. Il titolo dell’album evoca l’epopea dei Popoli del mare, che conserva aspetti tuttora inesplorati, immortalati nei bassorilievi dei templi egizi, temuti dai nemici e rispettati  dai faraoni, e che, presumibilmente, hanno vissuto e lasciato tracce di sé in Sardegna.
Il viaggio di Zoe e del suo quartetto parte da Sa Dom ‘e S’Orcu: tomba dei giganti presente nell’altopiano della Giara di Siddi (XVI-XIV sec. a.c. circa), dove i membri delle tribù, rendevano omaggio ai defunti, con una devozione al culto del Dio Toro e della Dea Madre. Il passaggio al passato recente arriva con S’accabadora. Così come esisteva la levatrice, esisteva “colei che finisce” che, con il gesto amorevole dell’ultima madre, aiutava a morire. Nella musica del quartetto si evocano le feste popolari e la forte tradizione delle processioni di Mogoro, paese di Zoe Pia, che vengono raccontate attraverso registrazioni d’ambiente e orchestrazioni in cui Il basso tuba, spesso usato in funzione di base e contra, le timbriche progressive del rhodes e un drumming a tratti post rock, trascinano nella contemporaneità.
C’è spazio per raccontare le alluvioni di tre anni fa e la forza del Ciclone Cleopatra (Abb’Ardente…in Donniessantu); oppure per la fusion mediterranea di Camineras (omaggio a Andrea Parodi) in cui le ispirazioni magrebine si mescolano, come le spezie, con gli umori delle melodie tradizionali greche, catalane, siciliane, liguri. Nella musica del quartetto si respira collettività e compostezza, con richiami ai canti corali (Is coggius),  componimenti poetici destinati al canto di grandissima diffusione popolare e ancora oggi ben radicati.
L’album è sospeso tra suoni concreti e parti magiche che evocano, quasi in un dipinto tratteggiato con la china, creature immaginarie della tradizione, donne minute, esseri a metà strada fra il mondo umano e quello divino (le Janas e le loro Domus). Zoe Pia dichiara esplicitamente la sua provenienza e, allo stesso tempo,  racconta il suo  viaggio riportandoci al presente, che si conclude nella frenesia del ballo, che in Sardegna trova la sua espressione figurativa fondamentale nel cerchio da cui nessuno veniva emarginato o escluso. Ed è nel cerchio del Pozzo Sacro Sa Testa che Zoe Pia ci trasporta  con il suo clarinetto e Is launeddas in un viaggio fatto di pietre e di acqua, dando voce con la sua musica alla memoria storica dei sardi.

PROMOZIONE

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